Grazia Coppola

“Voce confusa con la miseria, l’indigenza e la delinquenza, parola resa muta dal linguaggio razionale della malattia, messaggio stroncato dall’internamento e reso indecifrabile dalla definizione di pericolosità e dalla necessità sociale dell’invalidazione, la follia non viene mai ascoltata per ciò che dice o che vorrebbe dire.” [F. Basaglia]

Dove si traccia il confine fra pericolosità percepita e pericolosità reale? Da sempre, le nostre carceri sono luoghi in cui si rinchiude chi non vogliamo vedere, perchè non ci piace, perchè è diverso, perchè ci spaventa. E se esiste qualcosa di davvero spaventoso, è la malattia mentale, da sempre. Un malato mentale, un folle, un matto, ci terrorizza, ci fa impressione, ci fa schifo, e l’unico luogo in cui lo vogliamo vedere è fuori dai confini che abbiamo eretto, per il nostro quieto vivere, tra noi e l’ignoto.

Tuttavia, un malato psichiatrico in carcere non può stare. Perchè in primis è una persona malata, che necessita di cure. E se in carcere riabilitare un condannato è difficile, curare un malato mentale è impossibile.
Oggi esistono le REMS, ma il lavoro da fare per garantire dignità e cure ai detenuti psichiatrici è ancora lunga. E deve necessariamente passare da un cambiamento culturale che è ancora molto, troppo lontano.

Dedicato a chiunque soffra di disturbi mentali e debba fare i conti con dei mostri enormi e spaventosi. #mentalhealthawarenessmonth

A cura di Grazia Coppola
Intro di Erica Nava, che ringrazio per la resa straordinaria e per la grande umanità che da sempre la contraddistingue. Viva l’arte in ogni sua forma.
Grafica: Luce J. Zheng
Sigla: Cesare Dentella

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