Grazia Coppola

“I detenuti vanno inseriti nelle categorie prioritarie per il vaccino. Lo Stato ha dei doveri nei confronti delle persone affidate alla sua custodia per tutta la durata della permanenza in carcere.” Questo è l’estratto di un intervento di Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto e tutt’oggi grande attivista politica. Se da un lato la dobbiamo ringraziare sinceramente per aver posto l’attenzione su detenuti e carceri, argomento da sempre ignorato dalla politica, dall’altro non possiamo che constatare quanto sia triste che a spendere parole del genere sia solo lei.

I vaccini per il coronavirus stanno arrivando, ed è stato elaborato un piano di distribuzione che prevede delle priorità per la loro somministrazione; è stata avanzata l’idea di inserire anche i detenuti fra i primi ad essere vaccinati, e ovviamente l’opinione pubblica è insorta. Dimenticando che l’art. 32 della nostra Costituzione definisce la salute “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”. Il vaccino non è un premio di buona condotta, non è la caramella data a un bambino che si è comportato bene, ma uno strumento per garantire la salute della collettività, di cui fanno parte anche i detenuti –e chi lavora nelle carceri a stretto contatto con loro.

Vedere il diritto alla salute come un premio, qualcosa da meritarsi e di cui determinate categorie di persone non possono disporre per la propria situazione personale è un pensiero insensato ma soprattutto pericoloso, non degno di uno Stato di Diritto quale è il nostro.

Dedicato a Liliana Segre, che nel suo discorso per il Giorno della Memoria si è ricordata che chi è privato della libertà, indipendentemente dai motivi, merita umanità e tutela.

A cura di Grazia Coppola
Grafica: Luce J. Zheng
Sigla: Cesare Dentella

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